Orlando — Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha affidato alla procura di Chicago il compito di esaminare una decina di documenti classificati trovati presso il Penn Biden Center for Diplomacy and Global Engagement a Washington. Si tratta di documenti appartenuti a Joe Biden durante la sua carica di vicepresidente con Obama, rinvenuti insieme ad altri non riservati da parte dei suoi legali in un ufficio che l’attuale Presidente usava allora per le sue attività con la University of Pennsylvania. Dove hanno studiato due dei suoi figli e due nipoti.
Come sono finiti in quell’ufficio? Biden ne era al corrente? E se sono stati trovati il 2 novembre, perché veniamo a saperlo solo adesso? Anche l’FBI è coinvolta nelle indagini. Di certo, la notizia è un dono per Donald Trump e i repubblicani del Congresso, i quali hanno già tracciato un parallelo tra questo caso e quello dei documenti classificati a Mar-a-Lago, per i quali l’ex Presidente è indagato dal Dipartimento di Giustizia.
Le normative statunitensi impongono a chi ricopre cariche pubbliche di lasciare agli Archivi Nazionali le documentazioni ufficiali riservate al termine dei propri mandati. Tuttavia, è stato proprio il team legale di Biden ad aver rinvenire i documenti e non gli Archivi Nazionali ad averne richiesto, a differenza di quanto accaduto con Trump a Mar-a-Lago. La quantità (dieci contro trecento) e tipologia dei documenti (non c’è alcuna informazione nucleare tra quelli di Biden) potrebbe essere diversa. Tuttavia, in un clima così profondamente diviso tra democratici e repubblicani, questa diventa un’arma politica.
Per cercare di evitare ogni apparenza di politicizzazione del caso, il ministro della Giustizia Merrick Garland ha assegnato al procuratore John Lausch -uno dei due procurator federali dell’era Trump ancora in carica (l’altro è David Weiss del Delaware ed è impegnato nell’indagine sul figlio del Presidente, Hunter Biden)- il compito di capire come quei documenti siano finiti al Penn Biden Center e ha annunciato che valuterà se sono necessarie altre misure come la nomina di un procuratore speciale (come avvenuto per Trump e i file di Mar-a-Lago).
L’ex Presidente USA ha subito replicato sulla sua piattaforma social “Truth”: “Quando vedremo le incursioni dell’FBI nelle numerose case di Joe Biden, e forse persino alla Casa Bianca? Di certo questi documenti non erano stati desecretati”. La vicenda è finita anche sotto l’attenzione della Camera della rappresentanti -che ora possiede la maggioranza-: il nuovo speaker Kevin McCarthy ha definito il ritrovamento “molto preoccupante” dichiarando: “Biden ha questi document… E che cosa aveva detto dell’altro Presidente in possesso di document classificati?”. Biden disse lo scorso settembre: “Come è potuto succedere? Come è possibile che qualcuno sia così irresponsabile?”.
Moltissimi media americani stanno notando le differenze tra i due casi: sono stati propri glu avvocati del presidente ad aver trovato i file ed immediatamente li hanno consegnati, a differenza della situazione a Mar-A-Lago dove i file furono oggetto di richieste da parte dell’FBI degli Archiví Nazionalie del dipartimentodi Giustizia per circa un annno. Quando glI è stato chiestodisu fosse diversao casodie BideenquellodiTrump , McCarthyha replicatodi certoo ron solo or ali hannotrovati dopoituttiquestianni ?
Conservare documetinicon informazioniriservate dopolavaricopertounacarchpubblicanaportanecessariamenteall’incrinazone. Nel casodellasegretariadi StatodHillaryClinton ,chetenneilsuoserverpriavtosegrategiate, fuinteprettatocomesegnodi trascuratezza.