“Così non si faranno più i processi”. Ha ragione a vantare la propria coerenza, il procuratore Nicola Gratteri. Lui la riforma Cartabia l’ha buttata nel cestino da subito: pollice verso in toto, punto. E ora che i suoi colleghi, dopo aver ottenuto dal governo un rinvio di due mesi perché le procure “soffocavano” per il surplus di lavoro, lamentano di nuovo di non farcela ad applicarla, lui può sedersi placidamente nell’arena di Floris e lanciare il proprio “ve l’avevo detto, io”. Addirittura irride: quando tutti avevano paura persino a pronunciare il nome di Draghi, io avevo avvertito il pericolo di quelle norme. È il classico magistrato contro-riformatore, il procuratore Gratteri, uno di quelli che non vorrebbero mai cambiare niente, forse in altri tempi, prima di innamorarsi dei blitz con centinaia di arrestati, avrebbe apprezzato una carriera con progressioni per anzianità. Infatti non gli è piaciuto il fatto che una legge voluta dall’ex premier Matteo Renzi lo obblighi a abbandonare la toga a 70 anni. E propone che su base volontaria si possa abbandonare i palazzi di giustizia a 75 anni. Si porta avanti con il lavoro, visto che lui è un giovincello di 64 anni.

A lui della riforma Cartabia, ma anche del precedente e attuale governo, sulla giustizia non piace proprio niente. Si era un po’ illuso sulla figura di Giorgia Meloni, sperava che in lei sarebbe emersa la parte più forcaiola, con l’avvento al governo. Ma già la scelta del guardasigilli Carlo Nordio pare intollerabile. Uno che proprio ieri al question time ha definito un “intollerabile fardello di dolore” il numero di suicidi nelle carceri raggiunto quest’anno. Uno che vuole investire sulla salute dei detenuti. E che aggiunge, quasi fosse un contraltare, “trovo irrazionale che lo Stato spenda centinaia di milioni all’anno per intercettazioni inutili quando non troviamo i soldi per pagare il supporto psicologico ai detenuti”. Uno così non può proprio piacergli.

Infatti il suo punto di vista su ogni tipo di intrusione nella vita altrui è all’opposto. Le intercettazioni costano cinque euro al giorno ha detto martedì sera nell’arena di Floris. E poi sarà anche vero, come ha detto il ministro, che il mafioso non parla al telefono; ma se un altro chiama qualcuno e gli dà un appuntamento, a noi questo basta per avviare l’indagine.

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