Diagnosi sbagliate, sintomi sottovalutati, lunghe e a volte fatali attese. L’avvocato Letizia Caroli, che collabora con l’associazione Periplo Familiare per offrire assistenza alle vittime di malasanità, spiega che più che dai singoli medici gli errori sono causati da falle organizzative.

Negli anni è mutato l’approccio del paziente danneggiato con il personale sanitario ed è cambiata anche la consapevolezza dei propri diritti. Prima si vedeva il medico come un salvatore, oggi è diverso. Perché ci sono così tanti errori medici?

Secondo l’avvocata Caroli più che alla cattiva pratica del personale sanitario, molti errori che si stanno verificando dipendono dall’aspetto organizzativo carente. Si vedono nelle attese infinite al pronto soccorso, nei pazienti lasciati in corsia prima di essere visitati. Il medico, il più delle volte, è preparato e agisce correttamente ma a volte viene rimandato a casa un malato senza capire la gravità della situazione: l’omessa diagnosi rappresenta una percentuale molto alta nella casistica della responsabilità professionale così come la sottovalutazione dei sintomi e un approccio medico-paziente spesso superficiale.

Quale possibile soluzione? Ciò che il danneggiato deve provare non è solo il discostamento del medico da una buona pratica ma anche il nesso causale, ossia che un altro comportamento avrebbe probabilmente avuto effetti diversi. Tra le voci più rilevanti nella casistica della responsabilità professionale c’è l’infezione nosocomiale, frequentissima causa di morte, e i danni provocati per sottovalutazione di sofferenze fetali; anche se non può essere considerata una scusante, spesso questo può essere dovuto all’impossibilità delle strutture di far fronte alle numerose richieste.

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