Il procuratore distrettuale di Nara ha accusato Tetsuya Yamagami, 42 anni, dell’omicidio dell’ex primo ministro Shinzo Abe, confermando la perizia psichiatrica che non ha riscontrato alcuna malattia mentale che potesse influire sulle sue decisioni. La motivazione dietro l’atto di violenza sarebbe stata la risposta a un risentimento nei confronti della Chiesa dell’Unificazione, alla quale la madre aveva fatto donazioni durante tutta la sua vita.
Secondo quanto emerso dalle indagini, l’aggressore aveva precedentemente inviato una lettera in cui esponeva le proprie intenzioni. Nella lettera esponeva il proprio sentimento di risentimento nei confronti della Chiesa dell’Unificazione e delle azioni politiche sostenute da Abe, tra cui l’insediamento del gruppo religioso in Giappone.
Inoltre, secondo fonti familiari, la madre avrebbe donato più di 700.000 euro alla Chiesa dell’Unificazione durante tutta la sua vita. Tali donazioni includevano 60 milioni di yen (circa 429.000 euro) provenienti dall’eredità del padre di Yamagami e l’intero ricavato derivante dalla vendita delle proprietà immobiliari e dei beni familiari.
Queste informazioni mostrano un quadro chiaro del movente dietro l’attacco all’ex primo ministro e confermano che non c’era motivo di incriminare Yamagami in quanto ha agito sistematicamente con decisione e piena consapevolezza.
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