
L’addio di Ardern ha sconvolto un Paese che in questi anni ha visto un vero e proprio rinnovamento della politica, fatto di empatia, dialogo e collaborazione. «Qualcosa di particolarmente significativo», ha commentato il capo del governo australiano Scott Morrison: «La sua leadership è stata gentile ma decisa, e lei ha portato un’etica al servizio pubblico che ha ispirato tutti noi».
Diventata premier a 37 anni, con un piglio “femminile” nelle scelte politiche, Jacinda Ardern è per molti analisti la più importante premier della storia della Nuova Zelanda; anche la fine del suo mandato, annunciata il 19 gennaio in una conferenza stampa a sorpresa, ha un che di epocale. Dopo cinque anni e mezzo di governo, la leader laburista ha detto che durante l’estate aveva sperato di trovare l’energia per andare avanti «ma non sono stata in grado di farlo». E così, Irrituale nella grammatica politica classica, Ardern si è dimessa lasciando «spazio a un ampio dibattito su quali fossero le mie vere ragioni».
La popolarità internazionale della premier neozelandese è dovuta anche alla ferrea gestione delle emergenze — dall’attentato terroristico di Christchurch alla pandemia — finora ben controllate grazie alle misure restrittive adottate. Già da tempo tuttavia nonostante l’appoggio generale ricevuto, i sondaggi continuavano a declinare negli ultimi mesi. Il 19 gennaio inoltre durante l’annuncio della sua dimissione ha chiesto al suo compagno Clarke Gayford di “sposarci, finalmente”, assicurando alla figlia Neve “di essere finalmente lì con te ora che cominci la scuola” e dichiarando di voler passare “più tempo con la mia famiglia”.
Eletta nel 2017 come prima donna dopo Jenny Shipley (1997-1999) e Helen Clark (1999-2008), Ardern aveva già collezionato in pochi mesi di governo numerose apparizioni simboliche come partecipazione a Pride ed incontro con la Regina Elisabetta al vertice dei leader del Commonwealth indossando il korowai, abito tradizionale Maori. A giugno 2018 diventa madre prendendo sei settimane di maternità ed ebbe persino il suoi minuscolo pass all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dove ha allattato al seno sua figlia Neve come prima leader neozelandese.
Domenica i Labour terranno una votazione per un nuovo leader e candidato primo ministro. La premier si è detta convinta che la sua squadra sia perfettamente in grado di portare avanti il Paese e vincere le prossime elezioni affermando: “Non me ne vado perché credo che non possiamo vincere le elezioni, ma perché credo che possiamo e lo faremo”. Ha quindi aggiunto: “Renderei un cattivo servizio ai neozelandesi se continuassi”.
In questi cinque anni di governo Ardern ha gestito con fermezza diverse emergenze tra cui l’assalto alle due moschee di Christchurch nel 2019 con 51 fedeli musulman uccisi e 40 feriti da un suprematista bianco australiano; pochi mesi dopo l’eruzione del vulcano Whakaari dove son morte 21 persone; ed infine l’emergenza Covid-19 dove fu costretta a rinviare le sue nozze programmate in quel periodo.
L’addio della premier Jacinda Ardern ha terremotato i laburisti ma anche ottenuto l’ammirazione internazionale per aver portato avanti un vero rinnovamento della politica fatto di empatia, dialogo e collaborazione. La speranza ora è che venga ricordata come qualcuno “che ha sempre cercato di essere gentile” e abbia voluto sottolineare l’importanza degli accordi con i Maori.