In un Paese con una lunga tradizione di accoglienza, come la Svezia, le cose si sono fatte più difficili per gli stranieri da quando nel 2016 è iniziata una narrativa anti-migranti ispirata da alcune formazioni politiche. A Euronews, George Joseph, Amministratore delegato di Caritas Svezia, ha spiegato che secondo i sondaggi la maggioranza della popolazione era favorevole all’immigrazione fino a pochi anni fa (circa il 60%), mentre adesso l’atteggiamento è cambiato anche a causa della negatività dei leader politici che mettono in relazione l’immigrazione con la criminalità e con tutto ciò che va male nella società. Nel Paese nordico vivono circa 579mila cittadini di Paesi non europei, pari al 5,6% della popolazione, un dato in linea con la media dell’Ue. La Caritas sottolinea inoltre che sono 600mila quelli che hanno una propria attività e contribuiscono all’economia nazionale. Julius Ntobuah, che lavora aiutando le persone con disabilità ed è arrivato dal Camerun 8 anni fa, ha descritto il cambiamento del Paese in cui vive e avverte di non venire più in Svezia perché non è più un posto accogliente.
Con il nuovo governo di Stoccolma entrato in carica a metà ottobre e l’accordo di cooperazione parlamentare tra i Democratici svedesi (partito di estrema destra) e altre formazioni politiche, le posizioni sull’immigrazione sono dure. Nel semestre di presidenza svedese dell’Unione europea non verrà data priorità al tema della migrazione e anche il Migration Pact, pacchetto di riforme volto ad aumentare la solidarietà tra i Paesi membri e la collaborazione nella gestione dei migranti, verrà discusso solo al prossimo Consiglio europeo di febbraio 2020. Il ministro del Lavoro e dell’Integrazione svedese Johan Pehrson ha ricordato che troppi nuovi arrivi potrebbero rappresentare un rischio per i salari locali ed è per questo che è importante mantenere l’immigrazione a un livello socialmente accettabile garantendo stipendi dignitosi.