Il ballottaggio presidenziale della Repubblica Ceca si terrà il 26 e 27 gennaio tra l’ex capo del Comitato militare della Nato, Petr Pavel, sostenuto da tre liste centriste, e il miliardario ed ex premier liberal-populista Andrej Babis, sostenuto dal partito Ano (“Sì”). Dopo lo spoglio di oltre il 99% dei seggi delle elezioni presidenziali, entrambi sono accreditati di circa il 35% dei voti, con Pavel in testa di pochi decimali. Più indietro l’unica donna in corsa, Danuse Nerudova, docente universitaria indipendente di orientamento progressista.
Le urne si sono chiuse alle 15 ora italiana, con un’affluenza del 55%. Nonostante l’elezione diretta, il presidente della Repubblica ceco ha poteri limitati ma può porre il veto sulle leggi del Parlamento. La durata del mandato è di cinque anni.
Pavel ha affermato che “con Babis rischiamo di scivolare verso il populismo e deviare dalla rotta filo-democratica, filo-occidentale e filo-europea”. Dall’altra parte Babis ha sostenuto che “Pavel eseguirà solo la volontà del governo antisociale che vuole alzare le nostre tasse”. Nerudova ha ammesso la sconfitta e si è detta intenzionata a sostenere Pavel: “C’è ancora un grande male qui, e si chiama Andrej Babis”.
Sia Pavel sia Babis sarebbero probabilmente presidenti più filo-occidentali del presidente uscente Milos Zeman. Pavel è fortemente atlantista e sostiene ulteriori aiuti militari per l’Ucraina e l’adozione dell’euro. Babis invece è in relazioni cordiali con Viktor Orban ed è contrario a ulteriori aiuti militari a Kiev. Lunedì un tribunale di Praga ha assolto Babis dalle accuse di frode in un caso da 2 milioni di dollari riguardante i sussidi dell’Unione Europea. Inoltre, alcuni siti web statali sarebbero stati oggetto di attacchi informatici DDoS da parte di un gruppo filo-russo. I sondaggisti ritengono che Pavel abbia maggiori chance al secondo turno.