Sarah Mardini, la migrante siriana sbarcata a Lesbo nel 2015 con lo status di rifugiata, è stata salva da un “vizio di forma”. A seguito delle pressioni esercitate anche dall’Onu, il Paese ellenico ha annullato parte del processo a carico di Sarah, rocambolescamente sbarcata sull’isola greca con la sorella Yusra. Questa storia ha ispirato il film Le nuotatrici.
Sarah, poi trasferitasi in Germania, nel 2018 è stata arrestata assieme all’attivista tedesco Sean Binder al largo dell’isola di Lesbo trascorrendo più di 100 giorni in carcere prima di essere rilasciata su cauzione. A condurli in carcere è stato l’accusa di spionaggio, traffico di esseri umani, appartenenza a un’organizzazione criminale e riciclaggio di denaro.
Le proteste delle principali organizzazioni per i diritti umani in Grecia hanno convinto la Grecia a stralciare il processo per spionaggio contro Sarah Mardini e gli altri 23 appartenenti alla organizzazione non governativa a causa di alcuni difetti procedurali come la mancata traduzione dell’atto d’accusa per gli imputati stranieri. Tuttavia, proseguirà l’attività sugli altri capi di imputazione, impedendole l’ingresso nel Paese. Gli attivisti commentano: “Questa non è giustizia!”. Intanto la giustizia greca continua a fare il suo corso.
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